Il fumo nuoce gravemente la salute: quest’affermazione, testuale o parafrasata che sia, tuona dalle trasmissioni televisive ai consigli dei medici fino agli stessi pacchetti delle sigarette. Ma come agisce il fumo per uccidere? Ce lo spiega uno studio condotto dall’Istituto di Biomedicina e Immunologia Molecolare del Cnr,
dall’Istituto per i Trapianti di Palermo e dall’Università di Pittsburgh, e pubblicato sulla rivista PlosOne. In particolar modo, l’analisi si è concentrata sui meccanismi che portano i fumatori accaniti a sviluppare una patologia nota come Bpco, acronimo che sta per Broncopneumopatia cronica ostruttiva. Si tratta di una patologia che agisce in modo lento, progressivo e irreversibile, e ostruisce, appunto, le vie aeree causando seri problemi respiratori a chi ne è affetto. La ricerca è stata effettuata sia su pazienti ammalati di Bpco sia su esami ex-vivo e in vitro, e ha dimostrato come il fumo di sigaretta provochi una riduzione della produzione da parte delle cellule del marcatore beta defensina 2, elemento che serve per assicurare le difese immunitarie dell’apparato respiratorio. Con una minore presenza di questa sostanza, i polmoni si indeboliscono e si infiammano soprattutto a livello delle vie aree distali di calibro inferiore, dove si verificano gli scambi gassosi. Sarebbe questo, dunque, il processo che nel tempo porta la Bpco a diventare invasiva e insostenibile per chi ne è affetto.
dall’Istituto per i Trapianti di Palermo e dall’Università di Pittsburgh, e pubblicato sulla rivista PlosOne. In particolar modo, l’analisi si è concentrata sui meccanismi che portano i fumatori accaniti a sviluppare una patologia nota come Bpco, acronimo che sta per Broncopneumopatia cronica ostruttiva. Si tratta di una patologia che agisce in modo lento, progressivo e irreversibile, e ostruisce, appunto, le vie aeree causando seri problemi respiratori a chi ne è affetto. La ricerca è stata effettuata sia su pazienti ammalati di Bpco sia su esami ex-vivo e in vitro, e ha dimostrato come il fumo di sigaretta provochi una riduzione della produzione da parte delle cellule del marcatore beta defensina 2, elemento che serve per assicurare le difese immunitarie dell’apparato respiratorio. Con una minore presenza di questa sostanza, i polmoni si indeboliscono e si infiammano soprattutto a livello delle vie aree distali di calibro inferiore, dove si verificano gli scambi gassosi. Sarebbe questo, dunque, il processo che nel tempo porta la Bpco a diventare invasiva e insostenibile per chi ne è affetto.