Vittima di un prete pedofilo s’incatena a oltranza davanti al seminario per essere ricevuto e trattare il risarcimento danni
BERGAMO – Alessandro Vavassori, 42 anni, non vuole fermarsi: “Andrò
avanti a oltranza, devono ricevermi e trattare”, ha dichiarato raggiunto
telefonicamente. Si è incatenato davanti al seminario vescovile di
Bergamo per protestare, perché vuole discutere il suo caso – è stato
vittima di pedofilia – con la Chiesa. “Da anni chiedo appuntamenti –
continua – Sabato il rettore monsignor Pezzoli non mi ha ricevuto
perché, come mi ha detto l’uscere, era impegnato in ‘incontri con
sacerdoti’”. Incatenato per diverse ore al giorno, ignorato dal
seminario.
Telefonando al seminario vescovile Giovanni XXIII, in via Arena 11, città alta, si sente rispondere che l’incatenato non si vede. Invece c’è. Si è fatto anche fotografare. Ha sporto denuncia e attende giustizia. Aveva chiesto la scomunica del sacerdote che ha abusato di lui. La Chiesa ha detto di no. E’ un braccio di ferro. Il giovane, ormai non più seminarista, ma imprenditore, lotta da anni. E sa di doversi trovare di fronte una delle diocesi più potenti e più ricche, che si permette l’avvocato che fu di Gianpiero Fiorani.
“Il vescovo precedente mi ha ricevuto quattro o cinque volte – spiega Vavassori – la scomunica non è stata concessa, chiedo il risarcimento danni. Mi sono stati dati 20mila euro alla presenza di don Alessandro Locatelli per il danno morale e biologico”.
Chi ha avuto la possibilità di conosce vittime di pedofilia sa che i danni si protraggono negli anni. I ragazzi, o le ragazze, che hanno subito violenza per anni non riescono a fidarsi degli adulti, si chiudono in se stessi, vivono una vita stravolta, subiscono crisi interiori molto dolorose. La stima di sé va in pezzi. Riuscire a riprendersi e iniziare una vita sentimentale più o meno normale è un problema immenso. Anche soltanto il riuscire a protestare, a incatenarsi davanti al seminario, a rendere pubblico il proprio disagio, è stato di sollievo ad Alessandro Vavassori, che ha ben compreso che non può aver vergogna per quel che altri hanno fatto e che lui ha soltanto subito senza colpa. La richiesta del risarcimento danni è ben più elevata. E’ una vita intera che viene rovinata e inquinata da memorie orribili.
“Finché non mi ricevono, non chiedono scusa e non trattano il risarcimento andrò avanti, a oltranza”.
Segue un estratto del testo della denuncia presentata da Alessandro Vavassori presso la Procura di Bergamo.
Telefonando al seminario vescovile Giovanni XXIII, in via Arena 11, città alta, si sente rispondere che l’incatenato non si vede. Invece c’è. Si è fatto anche fotografare. Ha sporto denuncia e attende giustizia. Aveva chiesto la scomunica del sacerdote che ha abusato di lui. La Chiesa ha detto di no. E’ un braccio di ferro. Il giovane, ormai non più seminarista, ma imprenditore, lotta da anni. E sa di doversi trovare di fronte una delle diocesi più potenti e più ricche, che si permette l’avvocato che fu di Gianpiero Fiorani.
“Il vescovo precedente mi ha ricevuto quattro o cinque volte – spiega Vavassori – la scomunica non è stata concessa, chiedo il risarcimento danni. Mi sono stati dati 20mila euro alla presenza di don Alessandro Locatelli per il danno morale e biologico”.
Chi ha avuto la possibilità di conosce vittime di pedofilia sa che i danni si protraggono negli anni. I ragazzi, o le ragazze, che hanno subito violenza per anni non riescono a fidarsi degli adulti, si chiudono in se stessi, vivono una vita stravolta, subiscono crisi interiori molto dolorose. La stima di sé va in pezzi. Riuscire a riprendersi e iniziare una vita sentimentale più o meno normale è un problema immenso. Anche soltanto il riuscire a protestare, a incatenarsi davanti al seminario, a rendere pubblico il proprio disagio, è stato di sollievo ad Alessandro Vavassori, che ha ben compreso che non può aver vergogna per quel che altri hanno fatto e che lui ha soltanto subito senza colpa. La richiesta del risarcimento danni è ben più elevata. E’ una vita intera che viene rovinata e inquinata da memorie orribili.
“Finché non mi ricevono, non chiedono scusa e non trattano il risarcimento andrò avanti, a oltranza”.
Segue un estratto del testo della denuncia presentata da Alessandro Vavassori presso la Procura di Bergamo.