Il governo francese non è poi Lo stato dove uguaglianza, Fraternità, o altri valori risiedono. È dovuta intervenire la comunità europea contro le confische illegali dello stato. Forse dovrebbero cominciare a tassare la pedofilia per far cassa....
Nessuno sa quale sarà l'esito delle trattative, ma il fatto stesso che il governo francese abbia deciso di negoziare con l'Associazione dei Testimoni di Geova, per regolare un contenzioso fiscale vecchio di quindici anni, ha tutta l'aria di una vittoria per il movimento religioso.
Il governo aveva tempo fino al 30 settembre per richiedere per questo caso un rinvio alla Grande Camera della Corte europea dei diritti dell'uomo (CEDU). Vi ha rinunciato, spianando la strada a dei negoziati, il cui esito dovrà essere presentato alla CEDU entro tre mesi.
Nel mese di giugno (leggi l'articolo), dopo anni di procedure, la CEDU ha riconosciuto che il governo francese con il dossier di rettifica fiscale, il cui ammontare, con le penalità, sale a 57,5 milioni di euro, ha violato l'articolo 9 della Convenzione europea sulla libertà religiosa. Dopo l'iscrizione dei Testimoni di Geova nella lista delle sette stilata nel 1995 da un rapporto parlamentare, giudicato in seguito caduco, l'associazione era stata infatti oggetto di controlli fiscali che hanno portato a una tassazione dei "doni manuali" (le offerte dei fedeli). Il contenzioso dinanzi alla CEDU verteva sulla questione del sapere se tali offerte dovevano beneficiare o meno dell'esenzione fiscale vigente per le donazioni ed i lasciti fatti alle associazioni cultuali. La corte nella sua sentenza ha riconosciuto che l'articolo del codice generale delle imposte, prodotto a favore della tassazione, non era né sufficientemente "preciso" né sufficientemente "prevedibile".
I negoziati che stanno per aprirsi dovrebbero vertere su diversi punti: l'annullamento delle ipoteche giudiziarie riguardanti tutti i beni immobili dell'associazione, il rimborso delle somme confiscate dai conti bancari (4,5 milioni di euro) e l'annullamento definitivo della rettifica fiscale. I Testimoni di Geova potrebbero anche chiedere un risarcimento per danni morali. L'associazione, che ritiene di essere "molestata" dal 1995 dagli organismi anti-sette introdotti dai governi successivi (attualmente la Missione di vigilanza e di lotta contro le derive settarie, Miviludes) e da diversi deputati impegnati in tali questioni, spera inoltre che questo episodio giudiziario metterà fine alle messe in causa pubbliche di cui ne è regolarmente l'oggetto. La Miviludes continua a considerare problematico il rifiuto delle trasfusioni di sangue dei Testimoni di Geova.
Georges Fenech, presidente della Miviludes, che sperava che il governo rinviasse il caso alla Grande Camera della CEDU, ci ha detto che "prende atto delle soddisfazioni giudiziarie" ottenute dai Testimoni di Geova negli ultimi anni. "Bisogna ora trarre le conseguenze della sentenza della CEDU e avere delle procedure fiscali irreprensibili riguardo a queste organizzazioni".
Resta ancora da affrontare la questione dei cappellani di carcere, che i Testimoni di Geova reclamano per soddisfare le esigenze di centinaia di suoi seguaci attualmente detenuti. Dopo svariati rifiuti da parte del Ministero di Giustizia (leggi l'articolo) di aprire loro questa possibilità, la decisione è ora nelle mani del Consiglio di Stato.
Traduzione a cura della redazione di TdG News dell'articolo di Stéphanie Le Bars pubblicato su www.lemonde.fr
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