La " guerra dimenticata", quell'Afghanistan rimosso dalle coscienze e dai teleschermi del mondo, riesplode nelle rovine dell'ospedale di Medici Senza Frontiere a Kunduz colpito dalle bombe della Coalizione. Restano almeno 19 morti, fra medici e personale afgano che inutilmente avevano tentato di avvertire i comandi militari, poi feriti, ruderi affumicati, collera fra la popolazione locale, inutili scuse formali del generale americano John Campbell al presidente Ashraf Ghani. E al fondo la constatazione che, quattordici anni dopo la troppo facile liberazione dell'Afghanistan dal regime dei Taliban e le promesse di George W Bush sulle travi contorte delle Torri Gemelle, anche questa è diventata una guerra sempre più sporca, che non potrà essere pulita da una vittoria.
L'attacco aereo all'ospedale di Kunduz sovraffollato di feriti dopo la battaglia che aveva visto i Taleban riconquistare la città e prenderne il controllo sopraffacendo le truppe governative- notizia che neppure aveva raggiunto il pubblico americano - ha il sapore disperante, eppure prevedibile, del " deja vu", della replica di tragedia già viste. La cronistoria della spedizione punitiva contro il regime che aveva accolto e protetto i comandi di Al Quaeda negli anni '90 è punteggiata di episodi come questo dell'ospedale di Kunduz, prodotti non della crudeltà, della stupidità militare, della stoltezza di bombe che non possono mai essere più " intelligenti" di chi le lancia, ma figli dell'inevitabile degenerazione di guerre che dopo l'illusione iniziale della " missione compiuta" si trasformano in interminabili e controproducenti " missioni incompiute".
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