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La solita noia della politica...

Il manager aveva parlato di un incontro casuale, ma si trattava di un evento a pagamento organizzato in un ristorante romano dall'associazione Gianroberto Casaleggio


 Niente di organizzato o di voluto.

Perché la cena del 12 giugno in quel ristorante di corso Vittorio, a pochi passi dal Senato e dalla casa di cui l'associazione Rousseau ha preso possesso a Roma, era un evento a pagamento organizzato dall'associazione Gianroberto Casaleggio e dalla start up MioWelfare.
Sessanta invitati, Lanzalone compreso. Che sarà anche stato a un tavolo diverso da quello del manager, ma certo non era lì per una casualità. Anzi, ha versato come tutti l'obolo di settanta euro a testa per una serata di confronto sul tema: "Innovazione tecnologica e occupazione: quale futuro per il welfare post-ceto medio?".

Con Davide Casaleggio e Pietro Dettori c'erano la socia in Rousseau Enrica Sabatini, il capogruppo in regione Sicilia Giancarlo Cancelleri, alcuni esponenti della comunicazione M5S e vari altri parlamentari passati a salutare i vertici in visita. Non c'era invece Luigi Di Maio, che da tempo da questo tipo di eventi si tiene lontano. E che nelle ultime settimane era impegnato a tenere lontano proprio Lanzalone.

Il vicepremier aveva avvertito le sue pressioni su Cassa depositi e prestiti e sulle nomine incombenti. Si era infuriato per alcuni articoli usciti, che riteneva "suggeriti" proprio dall'ex presidente di Acea. Non immaginava nulla dell'inchiesta in corso, ma - secondo quanto ha confidato ai collaboratori più vicini - aveva deciso di tenere alla larga l'avvocato genovese perché sospettava fingesse di lavorare per il Movimento, tessendo invece relazioni utili a sé e ai suoi amici.

Forse anche per questo, Lanzalone — che poche ore dopo sarebbe stato posto ai domiciliari — era accorso alla cena di finanziamento organizzata in gran segreto da Davide Casaleggio a Roma. Non era la prima, ce ne sono state altre per preparare gli eventi Sum di Ivrea. Ma si trattava di una serata più "intima", tanto che molti degli iscritti all'associazione Gianroberto Casaleggio non hanno ricevuto alcuna mail di invito.

Sul programma, si parla di "un'occasione per condividere idee e riflessioni in modo piacevole e stimolante con personalità di spicco del settore e in compagnia dell'Associazione GRC". E, chiaramente, con esponenti politici del partito appena arrivato al governo. L'imprenditore Edoardo Narduzzi, ex giornalista amico di Casaleggio padre, ha parlato di "Welfare post ceto medio"; Stefano Patriarca, che dall'invito risulta "esperto di welfare, consigliere economico di Palazzo Chigi", di "Giovani e previdenza: un destino annunciato?"; Stefano Ronchi, Managing Partner della società Valore, del "Welfare 2.0 di Casse di previdenza e Fondi sanitari".

Gli ospiti, chiaramente, non erano solo politici. Venivano soprattutto, come Lanzalone, da quel mondo delle imprese interessato ad accreditarsi con Davide Casaleggio, che finanzia così l'associazione dedicata al padre (dei cui soci non esiste un elenco pubblico). Ma che porta a tavola esponenti del governo e di Rousseau. In un groviglio di interessi incrociati e a rischio di conflitto.

Eppure ieri, sulla terrazza del Gianicolo sotto un grande mouse gonfiabile per lanciare l'ennesimo evento "per la cittadinanza digitale", il manager ha scelto di attaccare il Pd proprio sul conflitto di interessi: "Sono molto contento che abbia finalmente presentato un disegno di legge sul tema. Non l'ha fatto per 20 anni che è stato in maggioranza in questo Paese, ha aspettato di essere all'opposizione".

In realtà, quella dei dem non è la prima proposta presentata negli ultimi anni. Ma non è certo questa l'unica bugia


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